L’UTILIZZO DI SOSTANZE PSICOATTIVE IN CAMPO MEDICO

donna scienziata di spalle in un laboratorio pieno di provette e boccette di vetro

Nel contesto della ricerca clinica di tutto il mondo, stiamo assistendo ad un rinnovato interesse per le indagini sull’uso di sostanze psichedeliche per il trattamento medico di malattie come dipendenza, depressione, ansia e disturbo da stress post-traumatico (PTSD).

Quali sono i motivi dietro a questo nuovo interesse e a che punto è la ricerca?

Breve storia della ricerca sulle sostanze psicoattive

Si parla di “rinnovato” interesse perché in un periodo che va dagli anni ’50 ai primi anni ’70 le sostanze psicoattive sono state oggetto di studio. In un primo momento, molti esperti del campo psichiatrico consideravano l’LSD e la psilocibina come farmaci miracolosi per il trattamento di una vasta gamma di disordini mentali.

Il sentimento generale attorno alle sostanze psicoattive è cominciato a mutare intorno agli anni ’60, quando vennero associate ai movimenti di controcultura che caratterizzarono quel periodo. In breve tempo l’opinione pubblica passo dall’interesse alla paura, chiudendo il periodo di ricerca con la classificazione di queste sostanze come “droghe d’abuso” senza alcun valore medico da parte della comunità scientifica.

Sono in molti oggi a credere che questa porta sia stata chiusa troppo in fretta e che le sostanze psicoattive possano avere una propria utilità come strumento per trattare una varietà di condizioni psichiatriche.

Come funzionano le sostanze psicoattive?

La categoria “sostanze psicoattive” è composta da una serie di droghe, vagamente raggruppate, che sono in grado di alterare il pensiero e le percezioni sensoriali, causando in alcuni casi anche allucinazioni. Sebbene questa classificazione sia utile, le differenze tra le varie sostanze sono in alcuni casi anche sostanziali.

Nonostante queste discrepanze, possiamo affermare che, in generale, gli psichedelici inducono il cervello a modificare temporaneamente le proprie capacità di sentire e pensare. In questo modo, pensano i ricercatori, è possibile indurre la formazione di nuove connessioni tra i neuroni, un processo chiamato neuroplasticità. Pare inoltre che le sostanze psicoattive siano in grado di mettere i pazienti in uno stato in cui possono elaborare meglio ricordi, sentimenti e traumi passati.

Terapie ed evidenze scientifiche

Sebbene i risultati siano ancora preliminari e siano necessari ulteriori studi per provare qualsiasi utilità clinica inequivocabile, esiste una nuova generazione di ricercatori che sta portando avanti studi pilota su piccola scala per il trattamento di svariati disturbi:

  1. Ansia: nel 2014, uno studio condotto in Svizzera ha suggerito che la psicoterapia assistita da LSD aveva il potenziale di ridurre l’ansia associata alla malattia terminale. A due mesi dalla terapia sono state riscontrate riduzioni significative degli stati di ansia.
  2. Disturbo post traumatico da stress: uno studio statunitense ha valutato la psicoterapia assistita da MDMA per il trattamento del disturbo da stress post-traumatico cronico, in pazienti resistenti ad altre terapie. I risultati hanno mostrato un miglioramento dei sintomi nell’83% dei partecipanti del gruppo sperimentale (contro il 25% nel gruppo placebo), con una riduzione della gravità dei sintomi superiore al 30%.
  3. Dipendenza: i ricercatori negli anni ’50 e ’60 hanno studiato l’uso della terapia assistita da sostanze psicoattive per il trattamento di dipendenze come quella da alcol. Alcuni dei risultati ottenuti all’epoca sono stati recentemente riesaminati in una meta-analisi che ha suggerito un effetto benefico significativo. Un team del New Mexico ha condotto una ricerca clinica sul trattamento della dipendenza da alcol con terapia assistita da psilocibina. Tra i partecipanti che hanno completato lo studio, la percentuale di giorni di consumo di alcolici dichiarata si è ridotta di oltre il 50%.

Un’altra sostanza che negli ultimi anni ha ricevuto particolare attenzione è la cannabis, che abbiamo trattato in un articolo precedente.

Lo studio degli effetti terapeutici delle sostanze psicoattive ha subito uno stop negli anni ’70 e da allora la ricerca si è interrotta quasi totalmente. Grazie all’impegno di una nuova generazione di scienziati, la medicina sta tornando a guardare con interesse ad una branca della ricerca da troppo ignorata.