CANNABIS TERAPEUTICA: CHE COSA C’È DA SAPERE

Che cos’è la cannabis?

La cannabis (terapeutica), chiamata anche canapa, è una pianta originaria dell’Asia centrale. Le infiorescenze, una volta essiccate, contengono principi attivi che agiscono principalmente a livello del sistema nervoso centrale e periferico. Le molecole più note sono il THC (delta-9-tetraidrocannabinolo) e il CBD (cannabidiolo); la quantità di principio attivo, dunque, è ciò che determina e definisce la “potenza” del prodotto.

La cannabis terapeutica

L’uso “ricreativo” e personale di cannabis, che ricordiamo è il nome della pianta e non principio attivo, non ha nulla a che vedere e non è da confondere con il suo utilizzo fitoterapico nelle cure farmacologiche per la terapia del dolore.

Il dottor Vittorio Guardamagna, direttore dell’Unità di Terapia del Dolore presso l’IEO (Istituto Europeo di Oncologia) di Milano, in un’intervista per Exagere.it specifica, infatti, che «le sostanze contenute all’interno delle infiorescenze della cannabis variano da pianta a pianta. Per ottenere un effetto terapeutico occorre bilanciare in maniera controllata i diversi componenti. Ecco perché la marijuana acquistata tramite canali non ufficiali non si può considerare farmaco».

La cannabis considerata terapeutica è in particolare la “Cannabis FM-2” (contenente THC 5-8% e CBD 7,5-12%), prodotta in Italia in conformità alle direttive europee in materia di medicinali sulla base di un processo produttivo controllato ed eseguito in una officina farmaceutica autorizzata (l’Istituto Militare di Firenze) dall’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco). La distribuzione è autorizzata dall’Organismo statale per la cannabis, attivo presso il Ministero della Salute.

Le proprietà della cannabis terapeutica per la Terapia Del Dolore

La proprietà del THC e dei suoi dosaggi nell’impiego della cannabis terapeutica esercita un ruolo chiave nella Terapia del Dolore per anticipare, prevenire e ridurre la sofferenza in senso ampio e supportare la qualità della vita dei pazienti e delle loro famiglie.

Le molecole attive come il THC e il CBD possiedono molteplici attività terapeutiche e possono essere utilizzate per il trattamento palliativo e sintomatico di malattie incurabili, portare sollievo a malati terminali o nella Terapia del Dolore cronico come terapia alternativa agli oppiacei, soprattutto in casi in cui le cure attuali si sono rivelate poco efficaci, come nel caso dell’epilessia infantile e della SLA.

Esistono, oggi, diverse tipologie di preparati disponibili in commercio e diffusi attraverso canali legali come le farmacie galeniche. Ciascun preparato è distinto in base al titolo dei due cannabinoidi principali (CBD e in particolare THC). Questi preparativi, per essere dispensati, devono essere necessariamente prescritti dal medico curante in formulazioni consentite dalle normative ministeriali vigenti.

Per questo, la Cannabis terapeutica deve soddisfare gli standard qualitativi per poter essere utilizzata come farmaco e deve essere prodotta secondo specifiche normative farmaceutiche. In base alla varietà della pianta, esiste un profilo standardizzato di Principi Attivi Farmaceutici (API) e livelli inquinanti. Ad oggi, la reale efficacia e i bassi livelli di assuefazione riscontrati sono basati sulle evidenze precliniche riportate in letteratura scientifica internazionale e soprattutto sul feedback dei pazienti.

La legislazione vigente in merito

Oggi, la Terapia Del Dolore è definita dalla legge 15 marzo 2010, n. 38 dello Stato italiano come l’insieme di “interventi diagnostici e terapeutici volti a individuare e applicare alle forme morbose croniche idonee e appropriate terapie farmacologiche, chirurgiche, strumentali, psicologiche e riabilitative, tra loro variamente integrate, allo scopo di elaborare idonei percorsi diagnostico-terapeutici per la soppressione e il controllo del dolore”.

La legge, dunque, sancisce l’uso della cannabis nella Terapia del Dolore in senso più ampio senza distinzioni di patologie e permette al medico di prescrivere farmaci a base di cannabis, anche come prima scelta, per tutti i tipi di dolori. Si tratta di un vero e proprio processo di riconversione ideologica che permette di fare un passo avanti, verso una giurisdizione capace di accogliere i progressi scientifici raggiunti dai laboratori di ricerca farmacologici.