Il trionfo sul vaiolo: una storia di scienza e cooperazione

uomo alza la manica della maglietta per mostrare la cicatrice del vaccino contro il vaiolo

Tra i tanti trionfi della medicina, poche storie riescono a competere con la sconfitta del vaiolo, una malattia che è stata dichiarata ufficialmente eradicata nel 1980. Il primo virus a essere debellato con successo, unico assieme alla peste bovina nel 2011.

In questo articolo, esploreremo il cammino verso la sconfitta del vaiolo, evidenziando il ruolo cruciale della cooperazione internazionale e delle scoperte scientifiche che hanno rivoluzionato la storia della medicina.

Che cos’era il vaiolo?

Il vaiolo è stata una malattia virale infettiva causata dal virus Variola e caratterizzata da febbre, mal di gola e le tipiche eruzioni cutanee, macchie rosse che si trasformavano rapidamente in vescicole piene di liquido. Si trasmetteva principalmente per via aerea da persona a persona, attraverso le goccioline respiratorie.

Esistono due forme di vaiolo:

  • Variola minor, conosciuta anche come alastrim, che provoca una forma più lieve della malattia, con un tasso di mortalità dell’1%.
  • Variola maior che si caratterizza per manifestazioni cliniche più gravi, presentando un tasso di letalità compreso tra il 30% e il 35%. Coloro che sopravvivono possono affrontare complicanze a lungo termine, tra cui cicatrici, cecità derivante da ulcere corneali e deformità degli arti causate da episodi di artrite e osteomielite.

Dal trattamento al vaccino

La storia dei primi trattamenti del vaiolo è molto antica e inizia in India, intorno al I millennio a.C. con la tecnica della variolizzazione. Questa consisteva nell’inalazione di croste vaiolose polverizzate o di materiale ottenuto dal grattamento delle lesioni cutanee di malati lievi. Se effettuata con successo, questa genera un’immunità al vaiolo con il rischio però, per il paziente, di andare incontro a una grave infezione. La pratica ha un tasso di letalità tra lo 0,5 e il 2%, comunque di gran lunga migliore rispetto alla malattia.

La pratica iniziò a diffondersi ed essere utilizzata in tutto il mondo fino al 1796, quando il medico britannico Edward Jenner scoprì che l’immunità poteva essere ottenuta anche inoculando al paziente materiale ricavato da lesioni di vaiolo bovino, anziché umano. La procedura si rivelò estremamente più sicura della variolizzazione, non comportando anche alcun rischio di trasmissione della malattia.

Ben presto la pratica si diffuse rapidamente in tutto il mondo e prese il nome di “vaccino”, proprio perché il materiale utilizzato arrivava dalle mucche.

L’eradicazione ufficiale

In seguito all’introduzione del vaccino antivaioloso furono molte le campagne che cercarono di debellare la malattia. Ognuna di queste ebbe scarso successo. Per questo, nel 1967, l’OMS intensificò gli sforzi, contribuendo con 2,4 milioni di dollari annui e lavorando in collaborazione con altri organismi internazionali, governi nazionali e volontari.

Gli elementi del successo sono stati due:

  • La vaccinazione su larga scala, specialmente in paesi in via di sviluppo.
  • La sorveglianza costante grazie alla quale i casi di vaiolo sono stati segnalati e tracciati in modo accurato. Questo monitoraggio attento ha permesso di identificare rapidamente i focolai e di intervenire con misure preventive.

Dopo decenni di sforzi intensi, l’OMS ha annunciato nel 1980 che il vaiolo era stato eradicato. È stata la prima malattia a essere eliminata attraverso l’azione umana deliberata.

Questo successo ha lasciato un’eredità duratura nella storia della sanità pubblica, dimostrando che la cooperazione internazionale, la determinazione e la scienza possono sconfiggere anche le malattie più gravi.