TRATTAMENTO FARMACOLOGICO DELLA DEPRESSIONE

Una fotografia preoccupante

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato che nel 2020 la depressione è stata la più diffusa al mondo tra le malattie mentali e in generale la seconda malattia più diffusa dopo le patologie cardiovascolari. Il numero dei casi, specialmente durante il periodo pandemico e post-pandemia ha visto registrare un aumento notevole nel numero di malattie mentali diagnosticate.

L’OMS stima che oggi sono circa un miliardo le persone che soffrono di un disturbo mentale. La depressione colpisce, infatti, circa un adulto su 15 (6,7%) ogni anno. Si stima, inoltre, che una persona su sei (16,6%) sperimenterà la depressione in qualche momento della sua vita.

Il trattamento farmacologico della depressione e di conseguenza lo sviluppo di farmaci sempre più efficaci nella cura della depressione possono contribuire a salvare la vita di migliaia di persone in tutto il mondo. Come? Per capirlo, dobbiamo prima partire dalla definizione di depressione, che cos’è, quali sono le cause e alcuni sintomi.

Che cos’è la depressione?

Con il termine depressione si indica, in modo generico, qualsiasi condizione depressiva. Tuttavia, i disturbi depressivi sono diversi e possono essere distinti sulla base dei sintomi o delle cause.

Se classifichiamo i disturbi secondo i sintomi:

  • disturbo depressivo maggiore;
  • disturbo depressivo persistente;
  • altro disturbo depressivo.

Secondo le cause:

  • disturbo disforico premestruale;
  • disturbo depressivo associato o dovuto ad un’altra condizione fisica;
  • disturbo depressivo iatrogeno, ovvero indotto da sostanze e/o farmaci.

La depressione, in generale, può provocare sentimenti di tristezza e mancanza d’interesse per le attività quotidiane e inoltre, può portare a una varietà di problemi emotivi e fisici con conseguente riduzione delle capacità lavorative e sociali.

I sintomi

I sintomi della depressione possono variare da lievi a gravi e possono includere:

  • sensazione perpetua di uno stato d’animo di tristezza;
  • perdita d’interesse o piacere nelle attività di tutti i giorni;
  • cambiamenti nell’appetito e perdita o aumento di peso improvvisi;
  • eccesso o carenza di sonno;
  • perdita di energia o aumento della fatica;
  • irrequietezza fisica e nei movimenti senza uno scopo o, al contrario, rallentamento dei movimenti o della parola;
  • sensazione d’inutilità e colpevolezza;
  • difficoltà di pensiero, concentrazione o nel prendere decisioni;
  • pensieri di morte o suicidio.

Per essere considerati tali, i sintomi legati a un fenomeno depressivo devono durare almeno due settimane e rappresentare un cambiamento di umore e comportamento rispetto al periodo precedente la diagnosi.

I farmaci adatti e come funzionano

Il trattamento farmacologico della depressione agisce aumentando l’attività di alcune sostanze chimiche prodotte dal nostro cervello chiamate neurotrasmettitori, come la serotonina, la noradrenalina e la dopamina. Aumentare l’attività di questi trasmettitori consente di ridurre i principali sintomi depressivi che per un’efficacia comprovata, richiedono un tempo di circa 3-4 settimane d’azione.

Esistono diversi tipi di farmaci per curare la depressione. I più comuni fanno parte di due famiglie:

  • SSRI – Selective Serotonin Reuptake Inhibitors (paroxetina e sertralina ad esempio) il meccanismo d’azione interviene a livello dei recettori specifici neuronali che impediscono la ricaptazione della serotonina;
  • SNRI – Serotonin and Norepinephrine Reuptake Inhibitors (ad esempio, venlafaxina e duloxetina) – in grado di bloccare il riassorbimento (ricaptazione) dei neurotrasmettitori serotonina e norepinefrina nel cervello.

I farmaci SSRI sono generalmente la prima scelta nel trattamento dei disturbi d’ansia e della depressione, poiché con meno effetti collaterali rispetto ad altri antidepressivi che possono comportare disturbi come nausea, senso di stordimento, vertigini, nervosismo, ansia, faticabilità, riduzione dell’appetito e aumentare i livelli di pressione arteriosa.

I nuovi farmaci di ultima generazione per combattere la depressione

Negli ultimi mesi si sono aggiunte molecole importanti con meccanismo d’azione diverso quali, ad esempio, l’esketamina e il brexanolone. Questo genere di farmaci ha meccanismi d’azione completamente diversi da quelli sopra descritti poiché agiscono su neurotrasmettitori diversi: l’esketamina sul glutammato (un aminoacido naturale costituente delle proteine) e il brexanolone sul GABA (una sostanza secreta naturalmente dalla nostra corteccia cerebrale, in grado di ridurre la tensione emotiva e limitare l’aumento dello stress).

Poiché esiste una percentuale importante di pazienti depressi che non rispondono correttamente ai farmaci attuali (si calcola circa il 30-40% dei casi), i casi clinici resistenti potrebbero trovare vantaggio da queste nuove tipologie di farmaci in grado di agire in modo diverso e su neurotrasmettitori differenti.

I farmaci antidepressivi sono sicuri?

Con un utilizzo in crescita costante a livello mondiale, il trattamento farmacologico della depressione è sicuro e lo testimonia un documento pubblicato sulla rivista Jama Psychiatry in cui si attesta che «Non ci sono motivi per non assumerli, quando necessari».  Attraverso uno studio clinico, un gruppo di ricercatori europei, asiatici, statunitensi e canadesi ha tratto delle conclusioni molto chiare in merito alla sicurezza degli antidepressivi, valutando possibili differenze tra pazienti in trattamento con antidepressivi e persone sane. Sulla base di quanto osservato, Marco Solmi, ricercatore del dipartimento di neuroscienze dell’università di Padova e tra gli autori dello studio, testimonia che «oggi sappiamo che non c’è alcuna controindicazione di provata evidenza che possa scoraggiare il ricorso agli antidepressivi» e aggiunge: «abbiamo scoperto che tutti gli esiti avversi per la salute riportati negli studi osservazionali erano in realtà dovuti con ogni probabilità alla malattia per cui erano stati prescritti gli antidepressivi».