L’impatto ambientale dei prodotti medicali e farmaceutici è un tema di crescente importanza e l’attenzione sul tema della sostenibilità da parte dei consumatori è solamente destinata ad aumentare.
Nel 2020, la Commissione Europea ha pubblicato lo Strategic Approach to Pharmaceuticals in the Environment, evidenziando le complessità del problema dell’inquinamento farmaceutico. Sebbene l’accesso a medicinali efficaci sia fondamentale per la cura di molte malattie che affliggono l’umanità, l’inquinamento rappresenta un rischio comprovato, oltre che per l’ambiente, anche per la salute di tutti gli abitanti del pianeta.
Verso quale direzione stanno andando gli sforzi del settore e cosa possiamo aspettarci nel prossimo futuro?
Una produzione più sostenibile
Riuscire a ridurre l’impatto ambientale del settore risulta una sfida estremamente complessa dati i numerosi interlocutori con cui doversi interfacciare. Qualsiasi intervento rischia di innescare un meccanismo a catena che vada ad impattare in ultima istanza sulla qualità del prodotto, che rimane imprescindibile. Esistono margini di miglioramento in diversi momenti della supply chain, tra cui la fase di produzione che può essere ripensata in un’ottica più sostenibile.
Passando ad un approccio orientato verso l’economia circolare, in contrasto con l’attuale modello economico lineare “take-make-waste”, è possibile disaccoppiare la crescita dal consumo di risorse. Abbracciando questo modello, le aziende farmaceutiche potrebbero ridurre le proprie emissioni, la produzione di rifiuti, l’utilizzo di energia e il consumo di acqua.
Quest’ultimo in particolare è uno degli aspetti più critici della produzione farmaceutica: nella gestione “tradizionale” delle acque reflue è possibile che si mescolino effluenti molto diversi tra loro, rendendo difficile il trattamento o il riciclo all’interno di sistemi di raccolta differenziata. L’obiettivo nel prossimo futuro è di riuscire a ottimizzare sempre di più il consumo di acqua, trovando anche metodi di riutilizzo affidabili che garantiscano l’assenza di contaminazioni.
Imballaggio, trasporto e logistica
Come la fase di produzione dei farmaci, anche la logistica ha le proprie complicanze. Molti farmaci sono sensibili alla temperatura e richiedono una distribuzione che rispetti la catena del freddo, per garantire l’integrità dei prodotti.
Per ridurre l’impatto dei trasporti, sempre più laboratori di Ricerca e Sviluppo stanno partendo da un approccio “sustainability-by-design” che cerchi di ridurre al minimo la necessità della catena del freddo.
Un’altra pratica sempre più comune è quella di abbandonare un modello “aviation by default” per diversificare i metodi di trasporto: per le brevi distanze iniziano ad essere prediletti veicoli ecologici (elettrici o a biocarburanti) mentre per le lunghe ci si affida anche a navi e treni. Inoltre, durante la fase di trasporto, si sceglie di optare per imballaggi riutilizzabili, al posto del tradizionale polistirolo, che garantiscono un minor impatto ambientale per tutta la durata del loro utilizzo.
Ottimizzare i rifiuti
Ogni anno vengono gettati milioni di farmaci. Questo spreco è in gran parte dovuto ad errori in fase di logistica ma sono altrettanto comuni i casi in cui farmaci di qualità, consegnati in condizioni perfette ed entro i tempi previsti finiscono comunque tra i rifiuti. Il motivo? La data di scadenza.
Il 90% dei medicinali è sicuro ed efficace per almeno cinque anni dopo la data di “scadenza”, ma attualmente vengono smaltiti non appena questa viene superata. Attuando studi più approfonditi sulla stabilità dei farmaci in fase di sviluppo sarebbe possibile concordare su una scadenza più precisa, allungando la vita media dei prodotti.
Alcuni sforzi a livello di settore potrebbero essere fatti anche sulle confezioni dei farmaci. Pack e blister di diversa forma e dimensioni richiedono processi di smaltimento più complessi e difficilmente standardizzabili. Andando ad omologare il più possibile le confezioni verrebbe notevolmente agevolato il lavoro in fase di smaltimento, snellendo i processi.
Non si può quindi dire che il settore farmaceutico sia immobile nella corsa alla neutralità climatica. Già nel 2018, rispetto al 1990, la produzione di gas serra era stata ridotta del 61% e l’efficienza energetica era migliorata del 55%. Ciò che conta ora è mantenere costante l’impegno e la volontà di creare un’industria realmente sostenibile.