LA GIORNATA EUROPEA DEGLI ANTIBIOTICI CONTRO L’ANTIBIOTICO RESISTENZA

Il 18 novembre si celebra la “Giornata europea degli antibiotici” contro l’antibiotico resistenza (European Antibiotic Awareness Day – EAAD) nell’ambito della contestuale Settimana mondiale della consapevolezza antimicrobica (World Antimicrobial Awareness Week – WAAW) promossa dall’OMS dal 18 al 24 novembre 2022.

L’obiettivo della ricorrenza è di sensibilizzare sulla minaccia rappresentata dalla resistenza agli antibiotici e sull’importanza di un loro uso prudente. Gli ultimi dati che arrivano dall’Unione Europea riferiscono, infatti, un aumento del numero di pazienti infettati da batteri resistenti.

Nel Vecchio Continente, lo sviluppo dell’antibiotico-resistenza, causato da un uso sregolato e inappropriato di questo tipo di farmaco, rappresenta un problema di particolare rilevanza per la salute collettiva. Un uso più contenuto e appropriato, infatti, permette di contrastare lo sviluppo di nuovi batteri resistenti ad un ampio spettro di antibiotici, così da preservare il loro “effetto miracoloso” anche per le generazioni del futuro.

ANTIBIOTICO RESISTENZA: CHE COS’È?

L’uso “esagerato” e scorretto dell’antibiotico ha causato un vero e proprio fenomeno globale dell’antibiotico resistenza. Ogni anno, infatti, si stima che nel mondo circa 5 milioni di persone siano morte per cause associate a infezioni batteriche resistenti a farmaci: l’uso smodato di antibiotici negli ultimi trent’anni ha vanificato gli effetti e reso i batteri più resistenti, con trend in continua crescita.

La resistenza all’antibiotico si verifica quando batteri e funghi sviluppano la capacità di sconfiggere i farmaci progettati per ucciderli. Ciò significa che i batteri, continuano a crescere e mantengono inalterata la loro pericolosità (in caso di batteri patogeni). Le infezioni resistenti possono dunque risultare difficili, e talvolta impossibili, da trattare.

Il batterio, infatti, in quanto essere vivente (specifichiamo che si tratta di un microrganismo unicellulare), è stato messo nella condizione di sviluppare delle difese tali da rendere inefficace l’azione antibiotica. Nello specifico, secondo l’inventario redatto dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) tra le 12 specie più pericolose per l’uomo, la minaccia più grande proviene dai batteri gram-negativi, una specie riconoscibile perché si colora di rosso a seguito della colorazione di Gram – un esame specifico di laboratorio utilizzato per la classificazione dei batteri. Figura, infatti, che i batteri gram-negativi abbiano sviluppato una certa abilità nell’eludere l’azione antibiotica e, ancora più grave, siano in grado di trasferire i geni che conferiscono la resistenza anche ad altre specie batteriche. Ma non è tutto, ancora più delicato è l’aspetto dedicato ai batteri multiresistenti, cioè in grado di resistere all’azione di un ampio spettro di antibiotici.

Le cause principali correlate alla resistenza agli antibiotici possono essere riassunte in quattro categorie:

  1. uso eccessivo di questi farmaci (incluso l’utilizzo non appropriato) sia in medicina umana che veterinaria;
  2. uso degli antibiotici in zootecnia e in agricoltura;
  3. diffusione delle infezioni correlate all’assistenza causate da microrganismi antibiotico-resistenti;

diffusione dei ceppi resistenti dovuto a un aumento dei viaggi e degli spostamenti internazionali.

PENICILLINA – LA MUFFA SALVAVITA

Il primo vero e proprio antibiotico della storia moderna è stata la penicillina, grazie alla scoperta “casuale” di Alexander Fleming. Nel 1928, al ritorno da una vacanza, il medico-biologo scozzese si accorse che una piastra di coltura popolata da batteri Staphylococcus era rimasta accidentalmente aperta e contaminata da un fungo che nelle aree di proliferazione, aveva creato zone prive di batteri. Dopo l’isolamento del fungo, lo scienziato scoprì che la muffa era particolarmente efficace per prevenire la crescita di Staphylococcus. Fu così che grazie all’intervento delle aziende farmaceutiche britanniche, iniziò la produzione in serie della penicillina per il mercato di massa, successivamente soprannominata con l’appellativo di “droga miracolosa”, perché in grado di curare un gran numero di infezioni batteriche e ridurre drasticamente il numero di morti nel mondo a causa di infezioni, oggi classificate come di lieve entità.

ANTIBIOTICO – PERCHÉ?

Dopo la prima sperimentazione della penicillina sull’uomo avvenuta nel 1941, sono seguite numerose scoperte di altri tipi di antibiotico, dalle cefalosporine al cloramfenicolo fino alle tetracicline.

La parola antibiotico significa letteralmente “contro la vita”. Consideriamo dunque gli antibiotici come delle sostanze chimiche capaci di impedire la crescita o la sopravvivenza di microorganismi come i batteri. L’azione principale è di inibire alcune funzioni vitali del batterio, impedendone la sua moltiplicazione. Ciò significa che l’antibiotico è in grado di “uccidere” i batteri in modo selettivo, così da stroncare o rallentare le infezioni che questi sono in grado di provocare.

C’è un aspetto importante da ricordare: l’antibiotico agisce verso i batteri, ma non contro i virus. Poiché il virus, per replicarsi, usa vie metaboliche vitali all’interno delle cellule ospiti, sarebbe difficile da eliminare senza usare farmaci che siano tossici alle cellule dell’ospite. Per questo motivo, contro i virus esistono, in base alla rispettiva tipologia, le vaccinazioni e i farmaci antivirali che inducono una protezione immunitaria nell’ospite o agiscono in modo tale da impedire la costruzione e replicazione del virus all’interno della cellula infettata.

QUALI PROSPETTIVE PER IL FUTURO?

La FDA (Food and Drug Administration) esplora le strategie per prevenire l’insorgere della resistenza batterica e contribuisce alla Task Force CARB (Combating Antibiotic-Resistant Bacteria) per affrontare le sfide della resistenza antimicrobica. FDA e CARB, inoltre, collaborano con altre agenzie governative e parti interessate esterne per rilevare, prevenire e limitare l’impatto della resistenza antimicrobica attraverso sistemi di sorveglianza e rilevare precocemente fenomeni di resistenza antimicrobica.

Nello specifico, alcune attività condotte dalla FDA consistono nel:

  • isolare diversi ceppi batterici resistenti agli antibiotici per la diagnostica e sviluppo di nuovi farmaci;
  • adottare un approccio One Health che sfrutta l’interconnessione dell’intera catena alimentare (persone, animali, piante e ambiente condiviso) per analizzare i batteri campionati dai diversi organismi viventi;
  • monitoraggio dei patogeni veterinari raccolti dagli animali da compagnia;
  • migliorare, attraverso l’iniziativa SHIELD (Systemic Harmonization and Interoperability Enhancement for Lab Data) l’accessibilità, condivisione e qualità dei dati di laboratorio;
  • comprendere al meglio le pratiche di gestione clinica e i risultati sanitari per affrontare la resistenza antimicrobica e intervenire tempestivamente;
  • valutare nuove strategie come gli antimicrobici combinati o la terapia con batteriofagi;
  • concepire i meccanismi di resistenza per minimizzare l’evoluzione di resistenza;
  • sviluppare modelli per facilitare lo sviluppo di vaccini sicuri ed efficaci contro agenti patogeni come Mycobacterium tuberculosis, Neisseria gonorrhoeae e Clostridioides difficile per prolungare l’utilità degli agenti antimicrobici e ridurre lo sviluppo di agenti patogeni multi-resistenti.

Attivare politiche volte a sensibilizzare la popolazione verso un consumo più attento e cosciente dell’antibiotico, anche secondo il parere dell’FDA, rimane comunque la strada migliore da intraprendere per contrastare una minaccia urgente per la salute pubblica globale.

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