L’IMPORTANZA DEL SONNO E I FARMACI CONTRO L’INSONNIA

Oggi, 17 marzo, è la Giornata Mondiale del Sonno, un evento organizzato dalla World Sleep Society (WSS) che si tiene ogni anno il venerdì che precede l’equinozio di primavera. La prima volta si è celebrata nel 2008 per aumentare la consapevolezza sull’importanza del sonno per la salute fisica e mentale di un individuo.

Non è un mistero che dormire sia estremamente importante per il benessere generale del corpo umano. Durante il sonno, il cervello riposa e si rigenera, il sistema immunitario si rafforza e il fisico recupera energia. Dal lato opposto, la privazione cronica del sonno è stata associata a numerosi problemi di salute, tra cui l’aumento del rischio di malattie cardiache, ictus, diabete, depressione e obesità.

Il sonno è anche importante per il funzionamento cognitivo del cervello, che durante la notte elabora e consolida le informazioni apprese nella giornata, migliorando la memoria, l’apprendimento e la creatività. La mancanza di sonno può portare ad una riduzione di attenzione, concentrazione e capacità di problem solving.

Nonostante il sonno sia stato oggetto di studio per molti anni, la scienza non ha ancora completamente compreso tutti gli aspetti di questo fenomeno. Una delle cose che abbiamo compreso è come indurlo attraverso l’uso di farmaci specifici, al fine di curare l’insonnia.

Farmaci per il sonno: lotta agli effetti collaterali

I tentativi di trovare delle sostanze in grado di indurre il sonno hanno condotto alla scoperta e all’utilizzo di diversi farmaci, genericamente chiamati sedativo-ipnotici. Si tratta di un’ampia classe di medicinali utilizzati per il trattamento di disturbi del sonno e dell’ansia.

Fin dalla diffusione dei primi barbiturici per il trattamento dell’insonnia, il cui uso è ormai drasticamente calato, è apparso chiaro che la difficoltà nella creazione di sonniferi non risiedesse tanto nel trovare una formulazione efficace, quanto una che:

  • Avesse pochi o nessun effetto collaterale
  • Non causasse dipendenza
  • Non richiedesse un dosaggio sempre maggiore nel tempo

Per questo motivo, negli ultimi anni, la ricerca farmacologica si sta concentrando su nuove classi di farmaci che mirano ad agire in modo più selettivo sui recettori specifici del sonno, invece di inibire sommariamente le funzioni del cervello, riducendo così gli effetti collaterali indesiderati. 

Alcuni farmaci in fase di sperimentazione cercano di agire sui recettori del GABA, imitando il funzionamento di altri sonniferi già in uso (benzodiazepine e non-benzodiazepinici), ma con una maggiore specificità rispetto ad essi.

Un’altra strada che si sta battendo è quella che riguarda l’orexina, sostanza chimica prodotta dal cervello che regola il ciclo sonno-veglia e svolge un ruolo importante nel mantenere svegli. L’idea è di utilizzare dei farmaci che agiscono come antagonisti dell’orexina per alterarne l’azione e indurre il sonno nel paziente.

Alla cura farmacologica, sempre più spesso, si affiancano anche altri tipi di terapia, in modo da affrontare il problema da più punti di vista, aumentando l’efficacia del trattamento e riducendo i rischi di un utilizzo dei farmaci prolungato nel tempo. Pratiche come la terapia cognitivo-comportamentale per l’insonnia (CBT-I) si concentrano sull’identificazione e sul cambiamento dei comportamenti e dei pensieri che possono interferire con il sonno del paziente.

Il mercato dei farmaci per il sonno

Le previsioni per il futuro appaiono promettenti: il mercato dei sedativo-ipnotici dovrebbe passare da un valore complessivo di 2,9 miliardi di dollari nel 2021 a 4,15 miliardi nel 2029, con CAGR del 4.59%. 

Tra i fattori di sviluppo del mercato vi è la crescente prevalenza dell’insonnia: negli USA quasi il 30% degli adulti soffre di sintomi di insonnia. I farmaci possono aiutare il paziente ad addormentarsi e dormire tutta la notte, permettendogli di riposare adeguatamente

Nonostante queste opportunità, il mercato si trova di fronte ad un punto di svolta: i brevetti dei farmaci per il sonno principali stanno via via scadendo, lasciando spazio ad alternative generiche più economiche. Per permettere un ricambio sarà necessario continuare ad investire in attività di ricerca e sviluppo che portino all’approvazione di nuovi farmaci efficaci, sempre più sicuri e con meno effetti collaterali.